torno a scrivere sul blog dopo qualche problema di linea
telefonica e poca voglia di dire qualche cosa. questa volta vorrei invitarvi
tutti al viaggio. genericamente e nessuno escluso. non importa dove, con chi,
per un mese o un anno, in Indocina o in Umbria. purché si vada incontro all’ignoto,
ogni destinazione è perfetta. non considero importante nemmeno l’atteggiamento.
andatevene dai soliti posti e basta, con entusiasmo, con rabbia, con fastidio,
controvoglia, non importa. il viaggio verrà da voi e non viceversa. e non è
detto che sarà piacevole per forza. ho trovato questo bellissimo documentario
di Roberto Rossellini, girato in India alla fine degli anni cinquanta e spero, davvero tanto, che possa risvegliare
in qualcuno il desiderio di partire. due personalissime considerazioni sul
film. chi ha avuto la fortuna di visitare l’India recentemente, noterà la straordinaria
immobilità della società, nonostante lo scorrere del tempo. almeno dal punto di
vista formale. andate a Mumbai o Nuova Delhi o a Chennai, e troverete gli
stessi barbieri accucciati sul marciapiede, con i loro ombrelli neri per
ripararsi dal sole, gli stessi venditori di the e samosa, le mucche libere di
gironzolare a piacimento, i medesimi venditori ambulanti di frutta e qualsiasi cosa
possa rivestire un valore – ve lo posso assicurare: in India, tutto ha un
valore, tutto si vende e, cosa piuttosto singolare, per tutto si trova un
compratore. lo stesso discorso vale per l’abbigliamento: camice bianche, quasi
sempre a maniche lunghe e canotte che lasciano scoperte le scapole per gli
uomini, le donne cinte da veli coloratissimi, sensuali come solo una tentazione
inconfessata sa essere. ma oltre che invitarvi tutti a fare le valige ed
andarvene per un po’, forse questo vuole essere anche un piccolo personale omaggio
alla nostalgia. ho sempre immaginato l’India da bambino, grazie a Emilio
Salgari. leggendo romanzi d’avventure, immagini dei documentari dell’epoca
andavano mescolandosi con le suggestioni proiettate dalle pagine scritte. perciò,
ecco, figli degli anni di piombo, in questo documentario è possibile rivedere l’India
come ci appariva nei sogni avventurosi di noi ragazzi cresciuti per strada con
il super tele che andava via col vento e le bici da cross, così c’immaginavamo
i continenti lontani, le spiagge esotiche, con lo stesso colore, un po’
sbiadito, dei filmati dell’epoca. e non manca la solita voce narrante, così
impersonale eppure patrimonio ormai inscindibile del vissuto di tutti coloro
che sono nati prima della fine degli anni settanta. un filmato molto molto
bello. un documento prezioso. se lo
guardate e vi viene voglia di partire, sappiate che le forme presentate nel
film, sono proprio quelle che troverete laggiù, con l’aggiunta inevitabile di qualche
internet cafè e centro commerciale. l’India è (anche) un luogo in cui modernità
e tradizione, almeno apparentemente non si distruggono a vicenda, ma camminano
fianco a fianco, un po’ ignorandosi, un po’ contaminandosi, senza mostrare di
darsi fastidio.
 |
un'odierna fabbrica di soft drinks in Tamil Nadu... ecco il titolare |
 |
Aromi... come potete vedere 100% ingredienti naturali |
 |
l'operaio (sordomuto) vuota i sacchetti in una pentola |
 |
un cucchiaino per bottiglia... tutto fatto alla velocità della luce |
 |
l'aggiunta dell'acqua |
 |
operazione gassificazione |
 |
mescolamento |
 |
imbottigliamento |
 |
et voilà... |
 |
sono sopravvissuto alla Coca Cola... non sarà l'aranciata indiana a uccidermi |